Stenosi valvolare aortica: quando e come interviene il cardiologo interventista con procedura TAVI
Sala Riunioni OMCeO,
Via Giacomo Manzù 25,
24122 Bergamo
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Crediti Ecmyes
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LanguageItaliano
Information
La stenosi aortica colpisce il 4-6% della popolazione oltre i 75 anni, più di 280.000 persone in Italia, un quinto delle quali, circa 50.000-60.000, soffre di stenosi aortica definita grave e sintomatica, destinata a prognosi infausta nel giro di un paio d’anni. Grazie alla TAVI (Transcatheter Aortic Valve Implantation) lo scenario del trattamento della valvulopatia aortica è radicalmente cambiato, sia in termini di indicazioni che in termini di prognosi.
Mentre 10 anni fa la TAVI era un intervento indicato per pazienti affetti da stenosi valvolare aortica inoperabili o a elevato rischio cardiochirurgico oggi, grazie soprattutto alle solide evidenze sulla durabilità delle valvole percutanee, la TAVI è l’intervento raccomandato nei pazienti di età ≥75 anni, così come per altri gruppi di pazienti di età < 75 anni (linee guida ESC/EACTS 2021).
I fattori che hanno spinto verso l’espansione della TAVI sono in primo luogo gli aspetti tecnici: lo sviluppo della TAVI è collegato all’attenuazione del rischio di rigurgito paravalvolare aortico e alla minore invasività dei nuovi impianti transcatetere, così come all’impiego di tecniche innovative ed al più frequente ricorso all’accesso femorale.
In secondo luogo l’espansione della TAVI è andata oltre, dimostrando la sua efficacia anche in pazienti che presentano ulteriori indicazioni come la valvola aortica bicuspide, precedenti protesi deteriorate (intervento di Valve-in-Valve) e rigurgito valvolare aortico.
In Italia, la metodica si è notevolmente diffusa dall’anno 2007 ad oggi. Secondo i dati disponibili dalla Società Italiana di Cardiologia Invasiva (GISE), il numero di TAVI eseguite è salito da 98 procedure nel 2007 a 2.266 nel 2013, con un numero di impianti per milione di abitanti pari a 37,28. Tra 2014 e 2019 l’approccio transcatetere è ulteriormente cresciuto in termini numerici nel nostro Paese, passando da 2.586 a 8.255 procedure totali, con un progressivo aumento annuo intorno al 15%. Tuttavia è ancora una metodica relativamente sottoutilizzata: i pazienti trattati sono solo il 32% di quanti, secondo le evidenze cliniche, meriterebbero la TAVI e con significative disparità territoriali legate alla frammentazione a livello regionale del SSN. Si passa, infatti, da Regioni come Lombardia, Veneto, Campania – con rispettivamente 22%, 11,3% e 10,5% delle procedure effettuate nel 2020 – a Regioni ferme all’1-2%.
Nonostante ciò, la mortalità per tutte le cause e le complicanze ospedaliere dei pazienti sottoposti a TAVI sono migliorate significativamente in accordo agli avanzamenti tecnologici ed ai cambiamenti nella pratica clinica in 15 anni di esperienza, in particolare nei Centri TAVI d’eccellenza. Questo dato costituisce certamente un punto di partenza per colmare quel gap esistente tra la medicina del territorio ed i Centri che eseguono interventi di TAVI, al fine di costruire un solido percorso diagnostico-terapeutico assistenziale, che favorisca la comunicazione tra medico di medicina generale, cardiologo del territorio e gli specialisti dei Centri TAVI di riferimento.
In questa prospettiva si colloca il nostro incontro, finalizzato a consolidare i percorsi dei nostri pazienti e migliorare la comunicazione tra le parti, cercando di diffondere la conoscenza della patologia e soprattutto della tecnica TAVI presso la popolazione, favorendo la richiesta diretta al medico da parte del paziente e, di conseguenza, una maggiore potenziale diffusione di utilizzo della tecnica.
Chairperson
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Alberto Cremonesi Responsabile Dipartimento Cardiovascolare e Responsabile U.O. Cardiologia
Humanitas Gavazzeni
Sede del convegno
OMCeO Bergamo
Sala Riunioni
Via Giacomo Manzù 25, 24122 Bergamo
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Segreteria Organizzativa
Formazione ECM – Humanitas Gavazzeni
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